Referendum su legge elettorale, Piloni (PD): “Le istituzioni non possono essere usate per questioni di parte”

Le opposizioni in Consiglio regionale della Lombardia hanno abbandonato l’aula per protesta contro lo svilimento dell’istituzione regionale, costretta ad approvare in fretta e furia la richiesta di referendum sulla legge elettorale nazionale, dopo il diktat lanciato da Matteo Salvini dal palco di Pontida il 15 settembre. Dopo la bocciatura da parte della maggioranza di centrodestra di due questioni pregiudiziali, basate sull’incostituzionalità del quesito, e di una questione sospensiva, Pd, M5S, Lombardi Civici Europeisti e +Europa hanno lasciato l’aula in polemica con la maggioranza, dopo aver mostrato cartelli con la scritta “Il Consiglio regionale non è via Bellerio”, la via di Milano dove la Lega ha la propria sede nazionale.

“Lega e alleati, che hanno sempre negato il carattere di urgenza alle questioni da noi poste più volte negli ultimi mesi in merito a sanità, morti sul lavoro, occupazione e clima, – commenta il consigliere regionale del Partito Democratico Matteo Piloni – oggi hanno convocato un consiglio regionale straordinario perché hanno ritenuto invece molto urgente votare la proposta di un referendum per abrogare l’attuale legge elettorale. Avrebbero potuto raccogliere le firme dei cittadini, nelle piazze che conoscono tanto bene, invece di usare le istituzioni a proprio uso e consumo. Hanno voluto trasformare il Consiglio regionale in una succursale della sede della Lega, negando ogni dibattito e approfondimento su un tema che riguarda la democrazia, agendo sotto il diktat di Salvini e questo è francamente intollerabile se vogliono svilire l’istituzione lo faranno da soli, senza di noi. È una questione di rispetto della Regione e di chi essa rappresenta, non di maggioritario sì o maggioritario no, su cui il Parlamento avrà modo di discutere in modo serio e approfondito nei prossimi mesi”.


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